La storia infinita di Kevin David Mitnick, l'hacker più famoso del mondo, sotto
processo negli Stati Uniti. E' in carcere da quattro anni e gli è stata
respinta ogni richiesta di libertà su cauzione. 1.
This is the End…my only friend, the End...E' il 14 febbraio del 1995, giorno di San Valentino. In una cittadina
americana sta accadendo qualcosa che scatenerà ribellioni, dimostrazioni,
appelli via rete, la nascita di siti spontanei di contro-informazione, la
creazione di una colletta per realizzare un fondo spese legali... Arriva un
camioncino blu, un Van, con la scritta Sprint Telecomunications. Dal Van esce un
giapponese, due tecnici della Sprint, le forze speciali dell'FBI con giubbotti
antiproiettile ed armi alla mano. Sembra di vedere un film di azione. Ma non è
così. A Raleigh, piccolo centro nello Stato del North Carolina, stanno per
arrestare Kevin Mitnick.Le conseguenze di questo arresto saranno molteplici e
non solo per le comunità underground ed hacker.. Iniziata nel 1981 con
l'attacco da parte di Kevin, allora diciassettenne, ai sistemi Cosmos della
Pacific Bell (compagnia telefonica americana), la “caccia all'uomo” dell'FBI
si conclude nel 1995, dopo 14 anni. Centosessantotto mesi di appostamenti,
intercettazioni, false piste, arresti mancati. Il 14 febbraio si arriva alla
conclusione di una lunga corsa, un inseguimento interminabile attraverso le reti
di mezzo mondo. Quel giorno nasce il mito di Kevin Mitnick, l'hacker più famoso
al mondo. 2. Gli inizi Kevin nasce in California. I suoi genitori divorziano
quando lui ha appena 3 anni. Nella sua adolescenza rispecchia lo stereotipo
classico dell'hacker: a 13 anni è un ragazzino solitario, grassotello. Inizia
con i “CB”, a 8 anni è già radioamatore. Da ex-hacker, interpreto questa
sua passione come una ricerca comunicativa: là fuori c'è qualcuno e lui ci
vuole parlare, la distanza fisica non è più mportante, a otto anni può
dialogare con degli adulti che si trovano in altre città. Credo che in quel
periodo sia nata in lui, forse inconsciamente, la passione per l'hacking, le
reti, la comunicazione. Nella più classica immagine americana della prima metà
degli anni '70, il ragazzino brufoloso, occhialuto e ciccione ha 9 anni e
vagabonda per i negozi di elettronica della sua città, prende pezzi usati, li
ricicla, costruisce, assembla tecnologia trasmissiva tutto solo nella sua
stanzetta, mentre i coetanei giocano a basket o “simply, they are hangin' on
around the school” (cazzeggiano davanti alla scuola): diventa cliente assiduo
di alcuni negozi, fa amicizia con i proprietari, forse inizia a fare qualche
lavoretto da bravo teen-ager americano, ricevendo come paga dell'hardware usato.
Il ragazzino cresce, scopre i PC. Va oltre, fin da subito, scoprendo i modem: a
13 anni viene cacciato da scuola dal preside, perché entrava negli archivi
degli altri istituti. Trasferisce la bolletta telefonica di un ospedale (30.000
US$) sul conto di uno che detestava. Si battezza Condor, dal film “I tre
giorni del Condor”, con Robert Redford. Credo che un alias, un nickname, non
sia mai stato più azzeccato: il Condor è solitario, lavora da solo, non si
fida di nessuno, vive con la solitudine. E probabilmente Kevin/Condor trova
nella Rete e nell'hacking una compagna ideale, un qualcosa che lo rende meno
solo. Verso la fine degli anni '70, a 16 anni, come ogni bravo ragazzo
americano, prende la patente: la targa della sua auto è X-HACKER. A 17 anni
viene arrestato per la prima volta: furto di manuali informatici. Immagino Kevin,
andatura insicura, occhiali da vista spessi, andare a cercare manuali per
imparare, per capire dei sistemi informatici ai quali non poteva accedere, a
cercare l'informazione. Io facevo trashing (letteralmente, rovistare nella
spazzatura; farlo davanti alle sedi di aziende di informatica, università e
compagnie di telecomunicazione produce spesso informazioni molto riservate), per
trovare i manuali della Digital e imparare a programmare su VAX/VMS. Seguono
altri arresti, nell'83, nell'87 e nell'88, sempre per reati informatici. Un
giudice di Los Angeles, la signora Mariana Pfaelzer, lo mette in carcere
emettendo una condanna superiore a quella richiesta dal D.A (District Attorney,
il Pubblico Ministero). Prima di farlo uscire dall'aula, gli dice: “Questa è
l'ultima volta che fa una cosa simile, signor Mitnick”.Indubbiamente una frase
profetica. Viene successivamente rilasciato, ma gli viene imposto il divieto di
svolgere lavori che richiedano 'uso di un personal computer. Oggi, nel 1999, ad
alcuni anni di distanza, quello stesso giudice dovrà decidere se le richieste
di risarcimento - presentate damultinazionali informatiche e pari ad un totale
di ben ottanta milioni di dollari (sì, avete letto bene: hanno chiesto
80.000.000 US$ di danni al Signor Kevin David Mitnick) - dovranno essere
soddisfatte o meno. Buona fortuna, giudice Mariana. Le aziende che hanno
richiesto il risarcimento sono la Motorola, la Fujitsu, la Nokia, La Sun
Microsystems, la Novell, la Nec. Il solo utile netto della Motorola nel 1995 è
stato di 22.247.000.000 di dollari.Con che coraggio queste aziende chiedono
ottanta milioni di dollari ad un carcerato sotto processo, il quale non ha fatto
altro che copiare delle informazioni per propria cultura personale, senza
rivenderle, modificarle o distruggerle? 3. Il “Condor” vola troppo in
altoAnni '90. Kevin è cresciuto. E' sempre più Condor. E' un fantasma, come
scrissero in seguito. Non esiste. Vive dirottando i propri conti su altre
utenze. Gira gli States, notebook e cellulare modificato. Pone molta attenzione
durante le connessioni, cambia spesso numeri telefonici, appartamento. Si sposta
di continuo. Esplode, probabilmente, il suo odio verso le “Big Companies”:
IBM, Digital, Sun
Microsystems, Fujitsu. Tutte hanno dei segreti da custodire. Il Condor
cerca la libertà d'informazione. Vuole la verità, vuole i bug, i famosi
difetti, errori di programmazione compiuti dalle software house, per poter
accedere ai sistemi informatici protetti. Dalla prima metà degli anni '90, sino
al suo arresto, Kevin cresce ancora. E' molto attirato dai sistemi VAX della
Digital: sono i soli a non avere praticamente bug, a non essere
“sfondabili”. Allora il Condor agisce, silenzioso. Utilizza Social
Engineering, una tecnica hacking per carpire telefonicamente informazioni
spacciandosi per un'altra persona, un collega di una filiale. Ottiene tutto
quello che vuole. Viola il sistema di un Internet Provider inglese. A quel
sistema è abbonato, come utente regolare, un consulente della Digital. E' stato
tra i creatori del VMS, il sistema operativo proprietario dei VAX Digital, ed
ora effettua consulenze alla Digital sulla sicurezza. I bug ci sono. Vengono
scoperti da quest'uomo. E Kevin gli spia le e-mail. Apprende i segreti più
segreti della Digital, il suo intento era quello: se non posso ottenere le
informazioni in un modo, le ottengo in un altro. L'FBI è sui suoi passi. Lui lo
sa. Spia le comunicazioni tra la sede centrale dell'FBI e gli agenti dislocati,
i quali lo stanno cercando per mezza America. Non appena l'FBI dà l'ordine
“ok, andate a prenderlo”, lui sparisce. Li prende in giro. Falsifica le
comunicazioni.E' un'ombra sulla Rete, nessuno sa dove sia fisicamente. Kevin nel
frattempo è entrato ovunque: multinazionali, società d'informatica, agenzie
governative. Entra e copia: progetti, piani,budget, business plan, contatti,
consulenze esterne. Non vende nulla, non baratta, non cancella: apprende,
impara, conosce. Per lui la conoscenza è importante. Sa come funzionano le
cose. Capisce che il nuovo business sta partendo: telecomunicazioni, telefonia
cellulare, satellitare, pay-Tv. I bit avanzano, l'analogico scompare. Kevin lo
sa. Forse inizia a capire il potere che ha in mano. Lo capiscono anche altre
persone. Kevin ha accesso ad informazioni riservatissime, e questo dà molto
fastidio alle multinazionali. Le lobby USA si muovono, l'FBI lo inserisce
ufficialmente tra i “Top Wanted”, come per i peggiori criminali. L'Fbi ha
capito, le multinazionali anche, le lobby hanno provveduto: mancano i
mass-media. Come per magia, appare un articolo sulla prima pagina del New York
Times, il 4 luglio 1994: racconta dell'esistenza del Condor. Kevin diventa un
personaggio. Ma è sempre più braccato. John Markoff, l'autore dell'articolo,
fa di tutto per incontrarlo. Corrompe alcuni suoi “amici”, collabora con
l'FBI per incastrarlo. 4. Inizia la guerra: Davide e Golia-Nel dicembre del
1994, appare un messaggio sul computer di Tsutomu Shimomura, nippo-americano,
super esperto di sicurezza, consulente del Governo USA. Non c'è scritto molto,
solo un “Found me: I am on the Net”. Trovami, sono sulla Rete, gli dice
Kevin. La sfida ha inizio. Per la prima volta, le armi sono diverse: è una
caccia all'uomo on-line. Le maggiori compagnie di telecomunicazione americane
collaborano con l'FBI. La Sprint Corporation fornisce manuali, schede, tecnici
specializzati. Il Condorè braccato. Kevin ha utilizzato, tra i primi al mondo,
la tecnica dell'IP-spoofing, nel dicembre del 1994, per attaccare i server di
Shimomura con sede a San Diego. Shimomura commenta questa tecnica ad una
conferenza americana (CMAD), nel gennaio del 1995. Pare dunque che inizi, sin da
subito, lo sfruttamento del Condor, delle sue tecniche, della sua abilità, del
suo stile stile e delle sue competenze. Markoff scrive altri articoli, accusa
Kevin, lo dipinge come il “criminale”. Kevin ama, come molti hacker, la
stampa. Vuole dire la sua.Non accetta giudizi senza poter ribattere. Contatta
Jonathan Littman. Arriva a chiamarlo tre volte al giorno. Forse, da questo
momento in poi, il Condor perde la sua freddezza, la sua lucidità, i suoi
attenti calcoli. Compie degli errori. Deve cambiare città sempre più spesso.
Non capisce le motivazioni di tanto clamore attorno al suo caso. Discute con il
giornalista “buono” di hacking, di politica, di tecnologia, di donne, di
costume. Littman lo definirà “una mente esplosiva, incontrollabile,
incredibilmente potente”.Littman sbaglia: come in ogni “grande rovina”,
all'origine c'è un errore. Parla con Markoff, si confida. Gli rivela dove si
trova Kevin. Lo rivela al collega giornalista, all'amico John. Markoff, il quale
informa immediatamente Shimomura. Il cerchio si stringe. Kevin crede di essere
tranquillo. Ha fiducia nel suo confidente. Una volta un hacker mi disse:
“Trust no 1: non fidarti mai di nessuno”. Kevin avrebbe dovuto incontrare
quell'hacker, forse sarebbe andata diversamente. John Markoff o Shimomura – ma
è indifferente – informano l'FBI.Il Condor sta per cadere. Torniamo al 14
febbraio del 1995. Kevin viene arrestato. Non uscirà mai più dal carcere.
Amici, conoscenti, hacker, amanti della libertà d'espressione, dell'open source,
della libera comunicazione, anarchici, hanno fondato un sito web, http://www.kevinmitnick.com.Sull'home
page c'è un contatore. Non è il classico counter per gli accessi. Scorre
veloce, di continuo. Purtroppo non testimonia una cosa allegra, come l'alto
numero di visitatori. Le cifre scorrono, a rotazione, e contano:
.4
ANNI, 4 MESI, 22 GIORNI, 13 ORE, 8 MINUTI, 34 SECONDI4 ANNI,
4
MESI, 22 GIORNI, 13 ORE, 8 MINUTI, 35 SECONDI
La
frase sopra recita:” Kevin Mitnick è stato imprigionato dal Governo
Americano, prima della sentenza, da:... 5. Vola mio Condor, vola sempre più in
alto.Kevin Mitnick è la punta di un iceberg, a mio parere. E' diventato il
capro espiatorio. Gli Usa, le multinazionali, le aziende d'informatiche,
vogliono una vittima. Un caso esemplare. Una condanna altrettanto esemplare.
Vogliono un esempio, un precedente. Negli Stati Uniti la detenzione media per
omicidio colposo è di 3 anni: Kevin è dentro da 4; non ha ancora avuto un
processo; il numero dei capi d'imputazione assegnatigli farebbe impallidire Al
Capone; è stato messo in isolamento per otto mesi; ci sono migliaia di persone
al mondo che lottano per i suoi ideali, ma lui non lo sa; gli è stata rifiutata
ogni richiesta di libertà su cauzione;gli furono sequestrati computer, modem,
persino la radio: avrebbe potuto modificarla per comunicare con l'esterno,
dissero. L'amato Mr. Shimomura, insieme al degno compare Markoff (sembrano il
gatto e la volpe), nel frattempo, hanno incassato un anticipo di 750.000 US$ per
il libro che hanno scritto, “Sulle tracce di Kevin” (edizione Sperling &
Kupfler). Recentemente hanno venduto i diritti per il film, e Kevin marcisce in
una prigione americana, e continua a non sapere cosa gli succede intorno, cos'è
diventato il Web - quelle “3 W” che tanto ci stanno cambiando la vita - che
lui ha contribuito a rendere più sicuro. Il ragazzo che voleva il
“cyber-world” libero, gratuito ed accessibile a tutti, l'uomo che voleva dei
sistemi sicuri, l'uomo che ha ispirato due generazione di hackers, guarda dalle
sbarre i fili telefonici, immagina i segnali satellitari, le reti GSM a 1800 MHz
che spingono i segnali. Io telefono, e la “centrale” sa dove sono
fisicamente, voi vi collegate al Web, e pagate la connessione, l'abbonamento,
gli scatti, i megabytes scaricati. L'hacker che voleva l'informazione come un
diritto innegabile dell'uomo, l'informazione gratuita, vera e totale, il condor
che voleva volare in alto, è stato rinchiuso, è stato ridotto al silenzio. Non
posso dire altro, a voi che leggete, se non farvi riflettere su una cosa: se i
diritti costituzionali possono essere messi da parte nella Grande America per
Kevin Mitnick, cosa vi fa pensare che non sarebbe lo stesso con voi al suo
posto? E non posso augurare altro, al buon Kevin Mitnick, se non di volare. Vola
mio Condor, vola sempre più in alto.
In
data 21- 01- 2003, Kevin Mitnick, l'hacker più famoso del mondo, ha terminato
di scontare la sua pena che gli proibiva di toccare un computer collegato ad
Internet e qualsiasi telefono cellulare per tre anni, e di nuovo libero di
avvicinarsi ad un computer e di navigare in Internet.
La carriera di hacker del californiano Kevin David Mitnick, classe 1964, si era
conclusa con un clamoroso arresto nel 5 febbraio 1995, e da allora è iniziato
il mito di Mitnick, il "Condor", che ha infiammato per anni l'opinione
pubblica americana e mondiale fornendo lo spunto di numerosi libri e film.
Mitnick subì la prima condanna quand'era appena diciassettenne e con un gruppo
di amici entrò fisicamente nel Computer System for Mainframe Operations (COSMOS)della
Bell, il sistema in cui veniva conservata la documentazione sulle chiamate delle
maggiori compagnie telefoniche USA, e rubò le password dei dipendenti e qualche
manuale di documentazione dell'intero sistema.
Nel 1983 viene arrestato di nuovo e condannato a sei mesi di reclusione per aver
violato i sistemi di sicurezza della rete ARPANet, che proprio in quel periodo
stava trasformandosi da rete militare al primo nucleo della futura Internet.
Altri tre anni con la condizionale gli vengono comminati nel 1987 per aver
utilizzato illegalmente carte di credito telefoniche e per essersi introdotto
nei sistemi della Santa Cruz Operation (SCO), una società produttrice di
software per le telecomunicazioni.
Alla fine degli anni '80 Mitnick penetra nei computer della potentissima Digital
Equipment Corporation (la società che creò Altavista), sottraendo parte del
sistema operativo VMS. Un tribunale della California lo condanna ancora a un
anno di reclusione più altri tre con la condizionale.
Nel Novembre 1992 Mitnick inizia a lavorare presso la società di investigazioni
Tel Tec Detective Agency, ma l'FBI scopre che l'agenzia sfruttava le capacità
informatiche di Kevin per ottenere illegalmente le informazioni. Quando i
poliziotti si presentano a casa sua con il mandato di cattura per la violazione
dei termini della condizionale non trovano nessuno: sospettando che il suo
telefono fosse sotto controllo, era riuscito a procurarsi tutti i dati sulle sue
intercettazioni telefoniche ed era quindi fuggito.
Ci sono voluti più di tre anni per catturarlo di nuovo, durante i quali Mitnick
è riuscito a violare i computer di quasi tutte le società più importanti del
mondo, tra le quali MCI, Nokia, Motorola, Digital, Sun, Apple, Novell, Qualcomm,
Netcom, oltre a server dell'esercito USA, della marina, delle università e
della motorizzazione. Quando non riescono gli attacchi diretti, Mitnick utilizza
le tecniche di "social engineering", di cui diviene un vero maestro
(recentemente ha pubblicato su questo argomento il libro "L'arte
dell'inganno").
La sentenza che ha ora finito di scontare lo condannava a 46 mesi di carcere e
ad un piccolo risarcimento per le società violate. I misteri legati a Mitnick
rimangono comunque ancora molti e coinvolgono realtà così delicate che, pur
avendo riacquistato appieno la libertà, fino al 2010 non potrà pubblicare i
suoi segreti.
Alcuni anni fa è sorto anche il sito www.freekevin.com, che ha raccolto nel
tempo documenti, commenti, testimonianze relative al suo caso.
Nella pagina di accesso al sito compare da sempre un singolare timer dal titolo
"Tempo (da trascorrersi) prima che Kevin Mitnick sia veramente
libero". Da oggi il countdown è fermo a 0 anni, 0 mesi, 0 giorni, 0 ore, 0
minuti, 0 secondi.